Melisso

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Melisso di Samo ( fine sec. VI – inizio sec V a.C.)., Fu , con Zenone, erede e continuatore del pensiero di Parmenide.  Dai frammenti pervenutici della sua opera Della natura e dell’essere, risulta che Melisso non si limitò a difendere, così come aveva fatto Zenone, le teorie parmenidee, ma il suo pensiero fu un ampliamento originale della teoria Eleatica dell’essere.
Infatti all’essere parmenideo: immutabile, indivisibile, immobile e finito, Melisso aggiunge due nuovi attributi: infinito e incorporeo.
Probabilmente frutto di legami con la scuola Ionica, in particolare Anassimandro e il suo ápeiron.
Al pari di Parmenide, Melisso afferma che la conoscenza empirica è terreno dell’opinione (Doxa), quindi di conoscenza illusoria e spinge l’uomo a vedere la realtà come molteplice e quindi contraddittoria.

Frammenti

FR.0 – «se nulla è, che cosa si potrebbe dire di esso, come se fosse qualcosa [che è].»

DK B1 – «Sempre era quel che era e sempre sarà. Ché se si fosse generato, sarebbe necessario che prima che si fosse generato non fosse stato nulla: ma se non fosse stato nulla, in alcun modo si sarebbe potuto generare nulla dal nulla.»

DK B2 – «dal momento dunque che non è nato ed è e sempre sarà così anche non ha principio ne fine, ma è infinito. Perché se fosse nato avrebbe un principio (a un certo punto infatti avrebbe cominciato a nascere) e un termine (a un certo punto avrebbe terminato di nascere); ma dal momento che non ha ne cominciato ne terminato e sempre era e sempre sarà, non ha ne principio ne termine. Non è infatti possibile che sempre sia ciò che non esiste tutto intero».

DK B3 – «ma come sempre è, così anche deve essere sempre infinito in grandezza».

DK B4 – «ciò che ha principio e fine di sorta, non è ne eterno ne infinito».

FR.4a – «infatti il limite confinerebbe col vuoto».

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